di Milena Monduzzi
Nel Learning Coaching crediamo profondamente che le capacità di apprendimento di tutti noi siano migliorabili e che possiamo potenziarle grazie alla possibilità di sviluppare competenze metacognitive.
Queste ultime ci consentono infatti di portare “attenzione” ai processi mentali che si attivano in noi quando apprendiamo: un po’ come “fare un passo indietro” dunque, e portare attenzione non solo al “cosa” apprendiamo, ma al “come” apprendiamo.
Ma come si sviluppa l’attenzione? Si può allenare? La meditazione è una delle possibilità che ci viene offerta: senza, infatti, voler troppo approfondire le varie tradizioni millenarie e anche le recenti rivisitazioni più occidentali di tali pratiche (Mindfulness), possiamo con semplicità dire che approcciare la meditazione è iniziare a coltivare la propria presenza sperimentando cosa accade in noi (corpo, mente, emozioni) quando decidiamo di portare l’attenzione su elementi anche molto semplici (ad es. il proprio respiro).
Sono numerosi gli studi svolti e in atto in relazione a quelli che sono gli effetti che la pratica meditativa ha sul cervello e sulla mente. I filoni di ricerca sono ampi e vari, alcuni sono relativi all’analisi di quanto segue:
- l’aumento della frequenza di attivazione e l’ispessimento di aree del cervello che risultano potenziate
- la modalità di funzionamento della mente libera dal “pilota automatico” “non ruminante” e “non giudicante”
- la rilevazione delle differenze rispetto alle capacità attentive di praticanti della meditazione versus coloro che non lo sono.
L’esperienza, come indica Daniel J. Siegel nel suo libro “Mindfulness e cervello”, può determinare dei cambiamenti strutturali nel cervello. Le scariche ripetute dei neuroni di aree specifiche del cervello determinano un aumento significativo della densità delle sinapsi che sono presenti in determinate aree. Quello che accade ai praticanti la meditazione è un’esperienza che promuove dunque questa neuroplasticità.
Le 5 fasi che si osservano e che si ripetono nella pratica, ovvero
- portare consapevolezza/attenzione su …-
- divagare/pensare al prima o al dopo/distrarsi –
- accorgersi che la mente ha divagato –
- non giudicare –
- ri-portare l’attenzione su …
Conducono verso una maggiore acquisizione di consapevolezza e attenzione. Questa è la “magia” che si sviluppa nella fiduciosa pratica continuativa di queste 5 sequenze. E grazie all’allenamento (continuità delle pratiche meditative), si migliorano le capacità attentive nella vita quotidiana di tutti i giorni: dunque anche nei nostri processi e abilità dell’apprendimento.
Il risultato di questo “allenamento” è aumentare la capacità di allocare le risorse cerebrali in maniera più flessibile, più “efficace” rispetto alla capacità di discriminazione dei dettagli e della continua, sottile varianza con la quale gli stimoli si possono presentare.
Può essere ulteriormente osservato come nella pratica sostenuta dall’impegno e dalla quindi conseguente continuità, il mind wandering risulti alla fine “occupare meno spazio” nell’esperienza del praticante. Ne consegue la relativa allocazione delle risorse cerebrali più nelle reti dell’attenzione rispetto a quelle della “ruminazione”.
Una ulteriore possibilità è rappresentata dalla prospettiva che vi sia una correlazione tra lo sviluppo delle capacità dell’attenzione e le abilità di regolazione emotiva in termini di maggiore consapevolezza delle proprie emozioni e di aumento delle capacità di rispondere e non reagire. Si potrebbe forse indurre che “il sequestro emotivo” e la conseguente reattività non consapevole ha il suo spazio o quantomeno il suo “innesco” nel mind wandering, e che sempre in questo spazio stanno le nostre abitudini, i nostri pensieri ruminanti e le nostre convinzioni, siano essi ed esse di natura limitante o meno.
Come detto inizialmente, elemento distintivo nel Learning Coaching è il supportare l’apprendimento, stimolando il cliente con domande che favoriscano proprio il saper sviluppare “attenzione” sul come si impara. Nel Learning Coaching possiamo proporre la pratica meditativa, sempre in una logica di condivisione con il cliente, proprio nella piena consapevolezza che anche una piccola e semplice esperienza in tal senso può sicuramente offrire supporto alla volontà di cambiamento del cliente, in quanto portatrice di attenzione e presenza nel “qui ed ora” di ogni fase dei processi di apprendimento.
E se tutto questo vi incuriosisce … che aspettate: contattateci! Nessun articolo potrà essere migliore di una esperienza diretta attraverso una sessione di Learning Coaching, o anche partecipando a uno dei nostri corsi di formazione.
Milena Monduzzi, Learning Coach®, Coach ACC di ICF, HR Learning & Development