di Maria Grazia De Giovanni (Life & Learning Coach®, Iscritta a AICP, Sociologa)
Qual è la cosa più temuta dagli studenti in un percorso di apprendimento?
La valutazione!!!
n qualunque percorso di apprendimento, la presenza della valutazione, quale procedura essenziale di monitoraggio e verifica dei processi e degli esiti dell’apprendimento stesso, mediante verifiche, voti, esami, promozioni e bocciature, è spesso percepita come la condizione necessaria per promuovere l’impegno e la motivazione (estrinseca direi!).
La valutazione è vista come un processo conclusivo del percorso di apprendimento atto a rendere evidente il valore, espresso in forma prevalentemente numerica, attribuito al risultato raggiunto da ogni studente e a metterlo a confronto con gli altri.
Essa assume quasi la forma delle ricompense e punizioni: si studia per essere promossi o per non essere bocciati!
Ma questa è solo una forma di valutazione, quella c.d. “sommativa” che certifica il possesso di determinate competenze al termine di un percorso formativo.
Esiste anche un’altra forma di valutazione, quella c.d. “formativa” che è parallela e contemporanea al percorso di apprendimento e di cui costituisce una fase imprescindibile.
Questi due livelli di valutazione vengono spesso confusi, creando malintesi ed equivoci. Ma vanno tenuti, invece, chiaramente distinti per scopo, contenuto, tempi, modalità ed effetti diversi che hanno sulla motivazione ad apprendere e sulle performance degli studenti.
1. Cosa si intende per valutazione sommativa?
La valutazione sommativa è quella che viene fatta al termine di un percorso formativo, quando i “giochi sono fatti” (a fine anno scolastico, a fine corso di formazione) e certifica l’acquisizione di conoscenze e competenze. Essa è pubblica perché fornisce informazioni anche all’esterno (con voti, diplomi, ecc.); definitiva e riservata all’insegnante o esaminatore. Il suo focus è il risultato dello studente.
2. Cosa si intende per valutazione formativa?
La valutazione formativa avviene parallelamente e contemporaneamente al percorso di apprendimento, di cui costituisce una fase imprescindibile. Essa è costituita da “informazioni di ritorno” che l’insegnante fornisce allo studente affinché possa “aggiustare il tiro”, migliorando il suo apprendimento in itinere, durante lo svolgimento dello stesso.
La valutazione formativa si può far risalire a Socrate che, con il suo metodo maieutico, stimolava i suoi allievi a far emergere le loro conoscenze e a ridefinirle in un processo continuo di crescita. Ma è solo negli anni ’70 che il termine “valutazione formativa” è stato elaborato per designare la valutazione che avviene in itinere e rileva i progressi degli studenti, per distinguerla dalla valutazione sommativa che avviene alla fine del percorso di apprendimento per accertare il risultato conseguito.
La valutazione formativa dunque è un processo attraverso il quale scoprire e capire ciò che è stato appreso, quali strategie sono state usate, ciò che va migliorato e come farlo.
3. Come viene fatta la valutazione formativa?
Alla fine degli anni ’90, Paul Black e Dylan Wiliam, attraverso una meta-analisi che correlava diversi studi e ricerche sulla valutazione formativa, affermarono con certezza che l’uso di feedback efficaci, il coinvolgimento attivo e riflessivo degli studenti nel processo di valutazione e di autovalutazione, erano fondamentali per il successo di ogni studente, lo aiutavano a rendersi conto dei suoi passi, promuovevano la collaborazione tra studenti e tra studenti e insegnante, stimolavano la differenziazione dell’apprendimento e la motivazione intrinseca.
Secondo i due britannici Paul Black e Dylan Wiliam, la valutazione formativa fatta grazie al feedback è l’elemento che più e meglio di altri incide positivamente su apprendimento e insegnamento.
4. Che cos’è il feedback?
Il feedback è un “dono”, una preziosa opportunità di crescita.
Esso è costituito dalle informazioni di ritorno che l’insegnante esprime esplicitamente, con il linguaggio verbale, e implicitamente con il linguaggio non verbale, al fine di permettere di migliorare una prestazione, facilitando un accrescimento di competenze.
Spesso gli insegnanti sono portati a notare gli errori di uno studente, cosa ha sbagliato, cosa non ha fatto bene. Sottolineare gli errori (magari con la penna rossa!) non lo ©aiuta a motivarsi e a migliorare. Invece con il feedback si va a sottolineare innanzitutto cosa ha fatto bene, gli aspetti positivi, le strategie utili usate nello svolgimento di un compito e solo dopo si fa notare, non cosa ha sbagliato ma cosa migliorare e come farlo, con indicazioni precise. In tal modo il focus non è sull’errore ma sul miglioramento.
5. Come si formula un feedback efficace?
Il feedback deve essere formulato in modo da essere:
- specifico, basato su elementi dettagliati e osservazioni concrete e non generico e basato su impressioni;
- focalizzato sul compito, su ciò che è stato fatto, sul processo, sulle azioni e non sulla persona o sul risultato;
- evidenzia ciò che è stato fatto bene e non ciò che è sbagliato o manca;
- dà informazioni precise per migliorare e non giudizi limitanti;
- sollecita la riflessione dello studente sulle strategie usate o da usare;
- considera gli errori un’opportunità per crescere;
- sottolinea l’impegno, lo sforzo e le strategie usate rispetto alle difficoltà del compito;
- fornisce informazioni che lo studente può ri-utilizzare
- stimola il confronto con se stessi nel tempo e non la competizione con gli altri.
Un feedback ad ogni allievo deve essere diretto alle particolari qualità del suo lavoro, con consigli su quello che lui può fare per migliorare, evitando confronti con altri compagni.
6. Tre semplici passi
Ecco come metterlo in pratica:
- Fai notare allo studente cosa ha fatto bene.
- Suggerisci cosa può migliorare la prossima volta.
- Dai una strategia concreta e specifica su come svolgere al meglio il compito la volta successiva.
Un aspetto importante del feedback è che esso va dato esclusivamente sul comportamento, non sull’identità. Quindi non usare il verbo essere, che va ad influire sull’identità, ma il verbo fare, che sottolinea un comportamento:
anziché dire “sei…” dire “hai fatto…”
Slegando il comportamento dall’identità della persona che lo ha effettuato si renderà più facile il cambiamento e il miglioramento.
7. Allenarsi a dare e ricevere feedback: il ruolo del Learning Coach®.
Il Learning Coach® è la figura professionale che, integrando le competenze del coach a quelle dell’esperto in apprendimento, può contribuire a diffondere e promuovere la cultura del feedback nei processi di apprendimento/insegnamento, sia scolastici che aziendali.
Grazie ad una fase di accompagnamento con sessioni individuali o di team, è possibile un allenamento al feedback con learning coach esperti e formati in tal senso.
E’ possibile allenarsi anche a ricevere o a darsi feedback efficaci in un’ottica di miglioramento continuo, in modo da trarre il massimo apprendimento da qualsiasi esperienza.