di Tiziana Rubano

Learning Coaching e processi di apprendimento

Nei processi di apprendimento così come in ogni percorso finalizzato ad ottenere un risultato esiste un principio indispensabile alla realizzazione dell’obiettivo stesso ovvero che la prestazione esterna sia la conseguenza diretta di una prestazione interna. In altre parole il comportamento espresso durante una azione volta all’ottenimento di qualcosa dipende da ciò che accade internamente nel momento in cui la si compie.

Tenendo a mente questo concetto – fondamentale nei percorsi di Learning Coaching – è facile percepire quanto la capacità dell’individuo di riconoscere i propri sentimenti (autoconsapevolezza) sia necessaria ai fini dell’efficacia e dell’ottenimento di qualsiasi scopo. Ciò nonostante nella quotidianità dei contesti professionali e scolastici, nell’impiegato come nello studente, nel manager e nell’insegnante, mancando attenzione (e reale conoscenza) nei confronti della prestazione interna quella esterna diventa figlia di automatismi e abitudini impattando inevitabilmente sulla motivazione e sulla resa.

In ottica di miglioramento, in qualsiasi campo, diventa dunque basilare oltre che strategico concentrarsi individualmente o con il supporto della figura professionale di riferimento (coach; insegnante; manager coach; psicologo) sull’analisi degli atteggiamenti manifestati durante un’attività al fine di liberarsi da consuetudini improduttive e al tempo stesso interrogarsi sugli “aspetti sensibili” della propria prestazione – quella cioè interna – che è certamente più complessa in quanto prodotta da una mescolanza di diversi fattori quali l’intenzionalità, l’attenzione selettiva, i pensieri, le strategie emotive o cognitive, lo stato interno.

Riconoscere e maturare una propria volontà legata alle intenzioni (cosa voglio ottenere?), dare un significato alle azioni attraverso domande mirate (cosa mi spinge ad agire in questo modo o non agire?), ricercare il piacere di compierle (cosa posso fare affinché ciò che faccio assuma un significato diverso?) accelera e facilita senza dubbio questo processo. Ed è, fra gli altri, quest’ultimo punto uno degli elementi cardine su cui poggiano i percorsi di Learning Coaching. “Suscitare le motivazioni dell’apprendere” direbbe oggi la filosofa Simone Weil, una delle più affascinanti pensatrici del Novecento, secondo cui la condizione fondamentale di ogni processo educativo è rappresentata dal desiderio di imparare del discente e perché ciò avvenga “occorre che ci siano piacere e gioia”. L’intelligenza – afferma Weil – cresce e porta frutto solo nella gioia. “La gioia di imparare è indispensabile agli studi come la respirazione ai corridori. Dove essa è assente non ci sono studenti ma povere caricature di apprendisti che al termine del loro apprendistato non avranno neppure un mestiere”. Parole utili come traccia per il coach e chiunque si dedichi al delicato tema dell’apprendimento.

Proseguendo ancora utilizzando gli spunti lasciati dalla mistica francese circa i metodi educativi finalizzati all’apprendimento possiamo ritrovare l’aderenza con altre leve del Learning Coaching cominciando dall’importanza di accompagnare il discente a sviluppare attenzione in ogni attività. Meccanismo cognitivo spesso considerato acquisito l’attenzione va allenata quotidianamente e consiste nel “sospendere il proprio pensiero, nel lasciarlo disponibile, vuoto e permeabile al soggetto, nel mantenere ai margini del proprio pensiero, ma a livello inferiore e senza contatto con esso, le diverse conoscenze acquisite che si è costretti ad usare”. Essere presenti, auto-efficaci, lasciare spazio senza pregiudizio e pressioni derivanti dalle “vecchie” convinzioni. A questo si aggiunge per Weil la capacità di “guardare in faccia ogni esercizio […] fallito in tutta la bruttezza della sua mediocrità, senza cercare scuse” accettando la ripetizione dell’errore come necessario per il nostro cervello che mostrando gli sbagli li memorizza per evitare che si ripetano. E, ancora, educare al gusto dell’azione in quanto è la passione che spinge all’azione e attraverso essa l’individuo prende piena consapevolezza di sé.

In conclusione parafrasando con le parole di Aldo Visalberghi in “Insegnare ad apprendere”: nulla di valido si apprende per condizionamento esterno. Solo le attività auto-motivate sono capaci di strutturare in modo innovativo e flessibile i comportamenti umani. 

Il Learning Coaching fa proprio questo: tradurre questi principi in una pratica professionale finalizzata al raggiungimento di obiettivi concreti, nel quale il Learning Coach affianca chi impara per allenarlo in un processo di autoconsapevolezza dei propri processi interni, di riconoscimento delle proprie motivazioni e dei propri punti di forza e di generazione di piani d’azioni concreti. Clicca qui per saperne di più

Tiziana Rubano formatrice e consulente nell’ambito delle Risorse Umane. Coach ACC ICF & Learning Coach®

*Le citazioni di Simone Weil sono prese da “Attesa di Dio” e “Lezioni di filosofia”.