Luca Morelli, Coach with credential ACC di ICF, Learning Coach® Partner of Learning Coach Solutions S.r.l.
Nel mondo della scuola i feedback più comuni dati agli studenti sono il voto nella prestazione specifica (compito in classe, interrogazione) ed il giudizio finale.
Un feedback viene dato anche ai genitori nel corso del colloquio periodico anche se talvolta si tratta della restituzione di quanto osservato, talvolta con suggerimenti per il genitore da mettere in atto a supporto dello studente per favorire un miglioramento.
È di fondamentale importanza – per gli insegnanti – aiutare gli studenti a ripercorrere lo svolgimento del compito affinché si possa spostare l’attenzione al processo seguito dal ragazzo piuttosto che al voto conseguito. O accompagnare il voto con delle osservazioni specifiche per lo studente su uno o più fatti rilevanti rispetto alla votazione. Queste attività / indicazioni fornite sono molto importanti, perché permettono allo studente di riflettere sull’esperienza ed in definitiva sul proprio modo di apprendere. Un feedback ben dato può aprire una porta, una finestra, può essere un primo passo verso il miglioramento della prestazione scolastica. Infatti, anche rispetto ad un voto molto basso equamente assegnato, la fiducia percepita dal ragazzo da parte dell’insegnante può essere il presupposto per un cambiamento positivo.
Perché è così importante saper utilizzare con padronanza lo strumento del feedback anche nell’insegnamento? Perché permette due importanti risultati:
- reindirizzare un comportamento inefficace rispetto al risultato da perseguire, oppure rinforzare un comportamento efficace;
- migliorare la relazione insegnante / discente
Pare evidente come in questo periodo di pandemia – dove si rende necessario fornire lezioni in modalità remoto, il colloquio di feedback abbia anche una valenza aggiuntiva nel tenere viva la relazione.
Si riassumono a questo punto l’idea che ci siamo fatti circa un feedback in ambito apprendimento:
- è lo strumento che attraverso la restituzione da parte dell’insegnante del comportamento agito e osservato permette ad uno studente di comprendere il valore della propria prestazione di apprendimento rispetto alle aspettative;
- i dettagli forniti nel feedback consentono a chi lo riceve di passare dal risultato all’esplorazione del processo, cioè riflettere sui fattori che lo hanno determinato;
- una cornice di fiducia favorisce la convinzione che un cambiamento in meglio è possibile. In questa logica, oltre alle indicazioni circa il comportamento da correggere – se presente è bene restituire anche l’osservazione di un’azione efficace messa in atto dallo studente.
In particolare, le azioni di cui ai punti 2. e 3. permettono di passare da un feedback valutativo (accerto/certifico/valuto il possesso di determinate competenze al termine di un percorso formativo) ad un feedback formativo, cioè un feedback costruttivo dato dal docente per aiutare il discente a migliorare il suo modo di apprendere, mediante la condivisione di informazioni che lo aiutino a correggere il tiro la volta successiva.
Un feedback formativo:
- è incentrato sulla prestazione e sul processo (non sulla persona o sul risultato) e mette a fuoco l’uso di strategie di lavoro appropriate;
- è specifico (non generico), basato su osservazioni dettagliate, fornisce informazioni utili per il loro riutilizzo;
- si riferisce a criteri oggettivi e alle prestazioni precedenti del discente e non alla media di un gruppo;
- rimanda anche a ciò che è stato fatto bene (feedback rinforzante) e non solo a ciò che manca (feedback correttivo).
E’ buona prassi utilizzare domande aperte nel colloquio di feedback: all’inizio, per comprendere da parte del discente la percezione che ha della sua prestazione prima di consegnare il feedback; nel corso del colloquio per favorire la consapevolezza e la scoperta circa i fattori che influiscono sul risultato.
Può essere poi opportuno che nel feedback correttivo non si condividano tutti i punti dove si rilevano carenze nei risultati. Si potrebbero introdurre invece i punti più rilevanti e/o anche il punto nel quale si pensa che il discente possa ottenere un rapido miglioramento, in modo da accrescere la sua autostima – indispensabile per il proseguimento del viaggio con successo.
Di seguito alcuni esempi di feedback:
- “Hai fatto un buon lavoro. In particolare, l’utilizzo delle parole è stato più preciso dell’ultima volta. Ho anche potuto immaginare chiaramente le situazioni descritte. Inoltre hai usato metafore per convincermi della tua tesi; il che ha reso il discorso più interessante”(efficace);
- “Si vede che ti sei impegnato ma il compito non è sufficiente. La prossima volta potrai migliorare” (vago, non dice niente);
- “Ho osservato nel tuo compito un utilizzo non corretto della punteggiatura, in particolare delle virgole” (manca l’indicazione su come migliorare).
Si conclude sottolineando come la figura del Learning Coach® possa supportare un insegnante o un team di insegnanti desiderosi di aggiungere e/o potenziare nella “cassetta degli attrezzi” le skills del learning coach mediante lo sviluppo di competenze che attengono le aree relazionale, metacognitiva e cognitivo-strategica. In particolare, si può lavorare in modo esperienziale per mettere a fuoco il processo oltre alla prestazione, per azionare comportamenti che favoriscano apprendimenti significativi, la motivazione dei discenti e una maggior grado di autonomia e autoresponsabilizzazione nello studio da parte di questi ultimi.
Quanto precede risulta pienamente congruente con l’elenco delle competenze chiave per l’apprendimento permanente delineate dal Parlamento Europeo e dal Consiglio d’Europa (2006/962/CE), fra le quali “imparare ad imparare” e “spirito d’iniziativa”, nonché con la recentissima approvazione della proposta di legge che abilita all’utilizzo e alla valorizzazione delle competenze cosiddette “life-skills” in ambito didattico, cioè la motivazione, la coscienziosità, la positività, la proattività, la stabilità emotiva.